Fasi del Trauma

Sono state individuate diverse possibili strade che possono essere seguite dopo lo scontro con un evento scioccante: esse costituiscono i diversi esiti post-traumatici.

In seguito ad un evento traumatico, la maggior parte delle persone sperimenta una vasta gamma di reazioni fisiche ed emotive, si tratta di reazioni normali ad eventi anormali. I sintomi possono durare per giorni, settimane o anche mesi dopo che il trauma si è concluso.

I sintomi emotivi più comuni in seguito ad un trauma sono: shock, rifiuto, incredulità, confusione, difficoltà di concentrazione, rabbia, irritabilità, sbalzi d’umore, disperazione, ansia e paura, ritiro sociale, vergogna e senso di colpa. A livello fisico invece si posso avere spesso incubi, insonnia, nervosismo o agitazione, flashback, tensione muscolare e tachicardia.

Le reazioni che le persone sviluppano a partire dal momento in cui la propria o altrui esistenza viene messa in discussione da un evento, seguono con tempistiche diverse, la seguente sequenza:

  1. La situazione esplode. È il momento dell’impatto emotivo. Nei secondi immediati il corpo si attiva e si mobilizza per rispondere al pericolo così come la mente si attiva per elaborare le informazioni. Si tratta di reazioni di sopravvivenza innate, non mediate dal controllo volontario. Ad esempio nel caso di un terremoto, decidere se scappare o immobilizzarsi, dove scappare o nascondersi è una risposta automatica, primaria, mediata dall’amigdala, il centro cerebrale deputato alla percezione del pericolo e alle reazioni di paura e sopravvivenza, che a sua volta attiva il sistema nervoso autonomo fautore dei successivi comportamenti.

  2. Lo shock. Questa fase dura dalle 24 alle 72 ore dopo l’incontro con l’evento, ma, in casi gravi, può protrarsi più a lungo. È caratterizzata da confusione disorganizzazione mentale, perdita di concentrazione. I correlati fisici della reazione si manifestano con tremori, nausea, freddo, pianto. Compare una sensazione di incredulità e di irrealtà. Emotivamente compare tristezza, rabbia, paura o eccitazione per essere sopravvissuti.

  3. Impatto emotivo. Dopo lo shock subentra la presa di consapevolezza dell’accaduto. Niente è più come prima. Le reazioni più comuni sono: incubi, flashback (percezione di rivivere l’accaduto), pensieri intrusivi, isolamento, depressione, colpa, rabbia, ansia, aumento della sensazione di pericolo, ecc.

  4. Coping. In questa fase le persone cercano di ritrovare un nuovo equilibrio dopo l’accaduto. La mente si attiva per capire cosa è successo per darne un significato e rielaborare, sia emotivamente che cognitivamente, l’evento. Le domande possono essere le più svariate: alcune porteranno a nuove soluzioni altre a dei binari morti; sono emotivamente disfunzionali quelle che ruotano intorno a quanto accaduto poiché non può essere modificato. È importante quindi smettere di chiedersi perchése fossese avessi: queste domande aumentano l’ansia e bloccano la possibilità di elaborare. Più efficace e utile è chiedersi “cosa posso fare?

  5. Accettazione/Risoluzione. Non ci sono formule. Ogni persona trova la propria modalità di risoluzione e accettazione dell’accaduto. Ognuno ha il suo percorso ma simili sono i pensieri a cui si giunge se questo percorso ha un esito positivo: È passatoSono vulnerabile ma non impotenteNon posso controllare tutto ma posso controllare le mie emozioni e i comportamenti rispetto a quanto mi accade.

  6. Imparare a conviverci. Nonostante l’accettazione dell’evento si avranno ancora momenti difficili, quelli che ce lo ricordano: gli anniversari, una notizia di cronaca simile, un conoscente che vie la stessa esperienze, le feste senza la persona perduta, ecc. Queste situazioni sono dei trigger, stimoli che attivano lo stesso malessere provato. Imparare a conviverci significa allora imparare ad affrontare queste situazioni senza essere invasi da una nuova ondata di dolore che sovrasta la nostra capacità di reagire.